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Allenarsi in chetosi: ne vale davvero la pena?

Il mondo del fitness non si ferma mai. Tra routine folli su TikTok e diete strane, come le uova rare del tacchino himalayano, sembra che le persone siano pronte a tutto pur di “ottenere risultati” velocemente. Uno dei trend più discussi degli ultimi anni è la chetosi. Ne hai sentito parlare? Promette più energia, meno stanchezza e risultati rapidi. Ma gli esperti sono scettici — e hanno le loro ragioni.

Il mondo del fitness non si ferma mai. Tra routine folli su TikTok e diete strane, come le uova rare del tacchino himalayano, sembra che le persone siano pronte a tutto pur di “ottenere risultati” velocemente. Uno dei trend più discussi degli ultimi anni è la chetosi. Ne hai sentito parlare? Promette più energia, meno stanchezza e risultati rapidi. Ma gli esperti sono scettici — e hanno le loro ragioni.

Chetosi: cos’è e a cosa serve

Nella vita quotidiana, il nostro corpo usa il glucosio come carburante principale — lo zucchero nel sangue è il nostro “standard energetico”. Ma se i carboidrati scarseggiano, l’organismo entra in modalità sopravvivenza: la chetosi. In questa fase, i grassi diventano la fonte principale di energia al posto dei carboidrati.

Secondo Alina Cox, co-proprietaria della palestra ClubQ, la chetosi è una sorta di “motore di riserva” naturale del corpo. Si può raggiungere con una dieta chetogenica rigorosa o con integratori sperimentali di chetoni esogeni, che simulano lo stato di chetosi senza limitare i carboidrati. Tuttavia, gli studi sugli integratori sono pochi — meglio concentrarsi sul metodo classico.

I vantaggi della chetosi per l’allenamento

La personal trainer Penny Weston spiega: “Dal punto di vista della resistenza, la chetosi può essere utile: i grassi immagazzinati nel corpo superano di gran lunga il glicogeno, quindi l’energia arriva in modo più costante e duraturo”.

L’idea è semplice: i muscoli e il fegato contengono circa 1500–2000 kcal di glicogeno, mentre le riserve di grasso possono arrivare a decine di migliaia di kcal. In teoria, bruciando grassi si può risparmiare glicogeno, ritardare la fatica e sostenere sforzi più lunghi, come corse o uscite in bici.

Tuttavia, la pratica mostra che per allenamenti ad alta intensità — sprint, pesi, interval training — la chetosi può ridurre le prestazioni. Il glicogeno resta il carburante preferito, mentre lavorare bruciando grassi richiede più ossigeno per la stessa quantità di lavoro. Anche atleti abituati alla chetosi possono perdere efficienza oltre il 70% del VO2max.

La chetosi aiuta a perdere peso?

Sì, funziona, almeno nel breve termine. La dieta chetogenica accelera la perdita di peso, riduce l’appetito e, se accompagnata da sufficiente proteina, mantiene massa muscolare e ossea. Uno studio ha dimostrato che chi seguiva la chetosi perdeva tre volte più grasso viscerale rispetto a chi era a dieta ipocalorica.

Ma ci sono controindicazioni: la dieta chetogenica è difficile da seguire a lungo, può essere povera di fibre, vitamine e minerali, causando stanchezza e problemi digestivi. Inoltre, le prime settimane spesso provocano il cosiddetto “keto-flu”: mal di testa, debolezza, confusione mentale, poco incoraggiante per l’allenamento.

Come entrare in chetosi

Il metodo più comune è la dieta chetogenica: circa 5% delle calorie dai carboidrati, oltre 60% dai grassi, il resto dalle proteine. Passare in chetosi richiede 2–4 giorni di restrizione rigorosa dei carboidrati. Anche esercizi aerobici prolungati — corse, pedalate — possono provocare temporaneamente la chetosi, ma appena si reintegrano carboidrati, il corpo torna a preferire il glucosio.

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