Orwell temeva una dittatura brutale. Immaginava un mondo in cui i libri sarebbero stati proibiti, la verità controllata e l’informazione un lusso.
Orwell temeva una dittatura brutale. Immaginava un mondo in cui i libri sarebbero stati proibiti, la verità controllata e l’informazione un lusso.
Ma Huxley vedeva un’altra minaccia: un eccesso di tutto, che avrebbe reso le persone pigre, indifferenti e passive.
Oggi viviamo in una realtà molto più vicina alla visione di Huxley. Non ci sono divieti, ma non ce n’è bisogno, perché ci intratteniamo fino allo sfinimento. I nostri nemici non sono dittatori o censori, ma lo scrolling infinito, i clickbait e i video senza fine.
Quando è stata l’ultima volta che qualcuno ti ha costretto a stare zitto? Quando ti hanno vietato di dire la verità?
Non ce n’è più bisogno. Puoi dire quello che vuoi, ma a chi importa? Le tue parole si perdono in un mare di meme, tendenze, notizie virali e contenuti senza senso.
Potresti leggere libri, guardare conferenze stimolanti, imparare nuove abilità. Ma siamo onesti—Netflix, i meme e i video di gatti buffi vincono sempre. Non abbiamo paura del controllo, abbiamo paura di restare senza nuovi contenuti.
Orwell temeva che saremmo stati costretti a obbedire. Huxley temeva che saremmo stati comprati dal piacere.
Ti svegli e la prima cosa che fai è prendere il telefono. Passi ore sui social media, senza accorgerti che la tua vita ti sta scivolando via.
Ecco l’ironia: pensi di essere tu a controllare, ma in realtà sei manipolato da algoritmi, abitudini e pigrizia.
Non sei tu che consumi il contenuto—è il contenuto che consuma te.
Non devi diventare un monaco o rinunciare ai piaceri. Ma ricordati: se hai costantemente bisogno di distrazioni, significa che sei già in trappola.
Nessuno ti ha programmato, hai scelto tu questa strada.
L’unica domanda è: sei pronto a spegnere il pilota automatico?
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